Iniziativa Piazzini - Regazzi per l’introduzione di un quorum diretto per l’elezione del GC.
2 giugno 2008
Ero già intervenuto su questo argomento il 19 settembre 2006 e potrei ripetere parola per parola quanto dissi in quella occasione,
e in parte lo farò perché, come dicono gli stessi iniziativisti, si tratta di un’iniziativa fotocopia di quella allora respinta
dal parlamento, sia pure di poco. Ho perfino sentito che allora erano rimasti solo deputati di serie B, ma per
me gli assenti hanno sempre torto, anche se sono di serie A.
Sia detto per inciso, se davvero vogliamo snellire i lavori parlamentari sarebbe meglio evitare di riproporre la stessa iniziativa dopo pochi mesi.
Si torna dunque a chiedere la modifica dell’articolo 58 della costituzione cantonale, introducendo un quorum
diretto del 4% che dà il diritto di partecipare alla ripartizione dei seggi in occasione dell’elezione del GC.
La norma ora in vigore per l’elezione del Gran Consiglio prevede già un quorum indiretto nel senso che chi non
raggiunge 1/90 dei voti (in %1.1 periodico) non partecipa alla ripartizione dei resti. Secondo gli iniziativisti,
questo non basta perché può determinare un eccessivo frazionamento in seno al parlamento. Ipotesi smentita
dai fatti: oggi su 90 deputati, 81 sono stati eletti su liste dei partiti di governo, e gli altri appartengono a
UDC e Verdi, che rappresentano in Svizzera il partito più numeroso e quello con il maggiore tasso di crescita e che,
giova ricordarlo, un anno fa hanno superato di poco il 4%. Ciò dimostra che accogliendo l’iniziativa il principio
della proporzionalità verrebbe completamente stravolto, escludendo dalla rappresentanza in parlamento
forze politiche ben radicate nel nostro contesto politico.
Nel 2006 avevo anche detto che sarebbe stato saggio aspettare l’effetto delle modifiche apportate alla legge sull’esercizio
dei diritti politici, ossia l’abolizione della possibilità di congiunzione delle liste e la scheda senza intestazione.
Orbene l’effetto c’è chiaramente stato e di piccoli partiti in Gran Consiglio non ce ne sono. Tra quelli in lizza solo il
Partito del Lavoro con l’1.02% e il Movimento per il Socialismo con lo 0.91% hanno avvicinato il quorum necessario
dell’1.1%. Fosse ancora stata permessa la congiunzione avrebbero potuto tranquillamente ottenere un seggio
ciascuno. Anche la scheda senza intestazione ha prodotto il suo effetto:
Infatti i piccoli movimenti hanno ottenuto parecchie preferenze (7.6%) in tutto sulle schede non intestate contro
un 3.4% di schede (sul totale delle schede intestate). Nel 2003 i piccoli partiti avevano raccolto il 6% delle schede.
Segno che l’elettore avendo a disposizione questo nuovo strumento è meno attirato dalle liste non classiche
che potevano costituire una scappatoia per chi non voleva mettere la crocetta sulle liste tradizionali.
Quindi, senza congiunzioni e con la scheda non intestata, il quorum indiretto dell’1.1% è ampiamente
sufficiente a impedire un’eccessiva frammentazione del parlamento e non c’è alcuna necessità di ulteriori
sbarramenti. In fondo un quorum più alto avrebbe senso solo in presenza della possibilità di congiunzioni,
ma così, purtroppo non è! Non si vogliono le congiunzioni, allora niente quorum.
Ho l’impressione che l’unico scopo dell’iniziativa sia di difendere le proprie poltrone o magari la paura di un ritorno
dei comunisti in parlamento: paura che io non ho.
In conclusione ribadisco il concetto secondo cui l’iniziativa va decisamente contro il principio fondamentale del sistema
proporzionale che vuole assicurare una rappresentanza equa (anche se non in senso strettamente matematico)
a tutte le liste. Porto quindi l’adesione del gruppo PS al rapporto di maggioranza redatto dal collega Dario Ghisletta
che propone di respingere l’iniziativa.
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