Francesco Cavalli

Referendum SOS: perché votare NO il 12 marzo


LaRegione, 25 febbraio 2006

Sono tante le ragioni per le quali bisogna votare NO 12 marzo prossimo contro il decreto che impone di limitare i sussidi a enti, istituti, associazioni e aziende autonome, con un taglio effettivo di 14 milioni nel 2006 e 25 milioni nel 2007. Un voto che assume un’indubbia valenza politica e che può essere definita decisiva per il futuro delle nostre istituzioni che si fondano sulla solidarietà nei confronti di chi ne ha bisogno.

NO , perché ancora una volta ci si vuol far credere che tutti i problemi del paese siano dovuti alle spese, agli impegni dello Stato per la sanità, la socialità e la formazione, e non alle mancate entrate, quelle derivanti dagli sgravi fiscali (palesi e occulti) concessi in serie negli ultimi anni, soprattutto ai ricchi, come pure quelle causate da astuzie varie più o meno legali. Dire NO il 12 marzo significa anche affermare con decisione che il modello di società cui vogliamo tendere non è certo quello dei paradisi fiscali come Zugo, Obwaldo e Svitto, perché non ce lo possiamo permettere, ma soprattutto perché i nostri obiettivi non sono questi, ma vogliono invece privilegiare la qualità del servizio pubblico.

NO , perché bisogna ribadire energicamente quanto il popolo ha già sancito il 16 maggio 2004 in occasione del referendum sui sussidi per i premi di cassa malati, ossia che la solidarietà verso i meno favoriti è un elemento irrinunciabile della nostra società civile. Ora i tagli a questi sussidi sono poi avvenuti lo stesso, sotto altre forme, con decreti governativi che hanno eluso la discussione in parlamento e quindi la possibilità di referendum.

NO , perché di tagli veri e propri si tratta, e non, come ci vogliono far credere, di “semplici contenimenti dell’aumento”: limitare l’aumento allo 0.5% significa non tenere conto nemmeno del rincaro, e men che meno dell’oggettivo aumento dei bisogni di diverse fasce della nostra popolazione. Ad esempio nel settore degli anziani il numero di persone che necessitano di cure è in continuo aumento. Basti ricordare che nel 2000 gli ultra ottantenni rappresentavano il 4.5% della popolazione, mentre nel 2004 raggiungevano il 5,2%. Ciò significa un aumento di oltre 700 unità ogni anno corrispondente a una crescita media del 4.9%! Di fronte a questi dati si ammetta almeno che questo è un taglio effettivo sulle prestazioni sociali. Le conseguenze sono facili da immaginare: peggioramento del servizio e peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, cui viene sempre più impedito di dare una dimensione umana alla propria attività a contatto con l’anziano. Problemi ne avranno anche quegli istituti che, come il S.Donato di Intragna e altri, stanno completando la riconversione da ospedale acuto a casa per anziani. Per loro il contenimento della crescita della spesa non oltre lo 0.5% significa di fatto trovarsi nell’impossibilità di completare il programma.

NO , perché considerazioni analoghe valgono per i servizi di servizi di assistenza e cura a domicilio la cui qualità arrischia di essere gravemente intaccata da questo decreto. Dal 2000 al 2004 il numero dei casi seguiti è aumentato in media dell’11% all’anno e il numero di ore prestate del 5.7%. Ciò significa che si è già risparmiato parecchio sulla qualità del servizio, in quanto si è passati da 0.8 a 0.65 ore per prestazione. E anche in questo caso sono evidenti le ripercussioni negative sulle condizioni di lavoro del personale, già adesso sottoposto a ritmi sempre più stressanti. Il decreto potrà magari far piacere alle associazioni private alle quali alcuni dirigenti dei servizi pubblici lasciano volentieri sempre più spazio. Ma proprio questo è un motivo in più per respingerlo.

NO , perché anche il settore delle scuole comunali, tassello fondamentale del nostro sistema educativo e formativo è messo in difficoltà. Se si limita l’aumento dei sussidi allo 0.5%, un comune non potrà istituire nuove sezioni anche se il numero di allievi lo esige; e allora potremmo trovarci con classi di ben oltre 25 allievi. E magari qualcuno ne potrebbe approfittare per riesumare una qualche sorta di ticket. Non dimentichiamo il voto del 18 febbraio 2001 e nemmeno quello del il 16 maggio 2004 quando già una volta è stato respinto un tentativo di tagliare i sussidi alle scuole comunali.

NO , perché la spesa pubblica cantonale è inferiore del 3% rispetto alla media svizzera, mentre la fiscalità è inferiore di quasi il 30% e ne beneficiano in gran parte i ceti già più favoriti. Gli anziani, gli invalidi, gli ammalati, i giovani e i meno giovani in cerca di lavoro, le infermiere e gli operatori sociali non sono certo responsabili delle scelte di politica finanziaria di governo e parlamento. Altro che simmetria dei sacrifici. La simmetria, concetto preso a prestito dalla matematica e probabilmente non pienamente compreso, è ben altra cosa.

NO infine, perché di tagli negli ultimi anni ce ne sono già stati parecchi, a spese del personale, dei servizi pubblici scolastici e sociali e, se questo decreto non sarà respinto, altre misure, altri tagli sono dietro l’angolo.


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